venerdì 8 aprile 2011

E Io Verrò Un Giorno Là
Come può un uomo uccidere con il suo Amore 
E pensare di consolarsi… perché è stato un errore… 
Io son qua, e ti sento, sento ancora che ci sei! 
Ma è troppo stanca quest’illusione 
Di ciò che ho perso e che vorrei… 
La mia ferita… che cos’è, aiutami a guarire! 
Proprio tu, che sei la luce, ma anche l’ombra del dolore 
Dentro me… 
E io verrò un giorno là, 
ci daremo la mano e poi mai più ti lascerò, 
voleremo davvero! 
E resta qua, vicino a me, non lasciarmi mai sola, 
ho paura che senza te 
non vivrò mai davvero… Mai!!! 
Com’è successo, che proprio io, 
abbia spento il tuo sorriso! 
Nel silenzio di una colpa 
Che non riesco a perdonare… 
L’immenso vuoto che hai lasciato, il mio corpo non può colmare, 
perché l’eterno è così grande 
che nulla può contenere 
dentro me… 
Ma io verrò un giorno là, 
ci daremo la mano e poi mai più ti perderò, 
ci saremo davvero! 
E resta qua, vicino a me, non lasciarmi mai solo, 
ho paura che senza te 
non vivrò più davvero… Mai!!! 
E io verrò un giorno là, ci daremo la mano. 
E poi mai più ti perderò, ci Ameremo davvero! 
E resta qua, stringiti a me, non lasciarmi mai solo, 
ho paura che senza te, non vivrò mai davvero… Mai!!!



Andrea Cutri per Patty Pravo


giovedì 7 aprile 2011

Il diluvio

Non più ladri mascalzoni.
Non più truffe o truffatori.
Non più ricchi e mendicanti.
Non più trucidi mercanti.
Non più maghi o cartomanti.
Non più commercio di bambini.
Non più mafie e assassini.
Non più tasse esorbitanti.
Non più infidi governanti.
Non più droghe o liquorini.
Non più banche grassatrici.
Non più latitanze in altra terra.
Non più presidenti in guerra.
Tutto questo lui lo sapeva: grazie al gran diluvio possiamo migliorare.
Un… “Dio ti ringrazio” gli è dovuto, da tutti i popoli del mondo, per il miracolo ottenuto.

Ci possiamo rilassare…

  da "www.rinobolognesi.com".

venerdì 17 dicembre 2010

Traum - Sogno

Vorrei sprofondare
negli abissi più neri, 
lì dove esiste ancora
soltanto una dolce corrente,
che mi racconta storie di quel tempo,
e che riporti ancora una volta agli occhi
i miei sogni dimenticati.

Vorrei respirare di nuovo
ed essere ancora soltanto Io.
Vorrei ondeggiare
nell'infinità più vasta,
passando per stelle e pianeti, che da tempo,
non esistono più,
che appartengono a un tempo in cui noi eravamo ancora in vita,
e non avevamo desiderio più ardente,
se non quello di essere appunto questo.

Per un'ultima volta ancora vorrei
sentire la mia unicità,
e quella di coloro che ho amato.
Vorrei andare nel mondo
e appartenere ad esso, per l'eternità
e poi vorrei essere solo,
fino alla fine di tutti i giorni
                          senza alcun pentimento.

Kai Damkowski, 22.12.1993

martedì 24 agosto 2010

Li Cuti 71




"Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge: in quell'istante, la cattura dell'immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale. Fotografare è mettere sulla stessa linea di mira la testa, l'occhio e il cuore. Per me fotografare è un modo di capire che non differisce dalle altre forme di espressione visuale. E' un grido, una liberazione. Non si tratta di affermare la propria originalità; è un modo di vivere".


Henri Cartier Bresson.

domenica 15 agosto 2010

LA 'ATTA E LA FIMMINA

Ju sugnu la 'atta
chi allicca e po' 'ratta
chi ridi e ti 'ncugna
e poi azzicca l'ugna.
Tu si' lu surcittu,
scantùsu e affrittu.

Pri spassu, pri pocu,
ti fazzu lu jocu;
ma quannu su' stanca
po' stennu la vranca,
t'afferru, t'aggranciu
ti sfardu, ti manciu!

Ju sugnu la 'atta
chi allicca e po' ratta
chi ridi e ti 'ncugna
e poi azzicca l'ugna.

La fimmina sugnu,
chi amuri ti dugnu,
la donna, chi duna
di spini la cruna.
Tu si' l'omu amanti,
sinceru e custanti

Ti stennu li trizzi,
ti fazzu carizzi...;
ma fatti li cunti
po' sciunnu li punti,
ti chiudu li porti,
ti dugnu la morti.

La fimmina sugnu
chi amuri ti dugnu,
la donna chi duna
di spini la cruna
.
Nino Martoglio

Note. – La 'atta e la fimmina (la gatta e la donna) – Sugnu (sono) – Allicca (lecca) – 'Ratta (graffia) – 'Ncugna(avvicina) – Azzicca (conficca) – Surcittu (topolino) – Scantùsu (pauroso) – Aggranciu (abbranco)  Sfardu (sciupo) – Trizzi (trecce) – Sciunnu (sciolgo, slego) – Sciùnniri li punti (guastare, scombinare).

domenica 23 maggio 2010

Diluvio necessario?





Non più ladri mascalzoni.
Non più truffe o truffatori.
Non più ricchi e mendicanti.
Non più trucidi mercanti.
Non più maghi o cartomanti.
Non più commercio di bambini.
Non più mafie e assassini.
Non più tasse esorbitanti.
Non più infidi governanti.
Non più droghe o liquorini.
Non più banche grassatrici.
Non più latitanze in altra terra.
Non più presidenti in guerra.
Tutto questo lui lo sapeva: grazie al gran diluvio possiamo migliorare.
Un… “Dio ti ringrazio” gli è dovuto, da tutti i popoli del mondo, per il miracolo ottenuto.

Ci possiamo rilassare…

  da "www.rinobolognesi.com".

mercoledì 21 aprile 2010

Il cammello e il dromedario


In un deserto un giorno s'incontrarono,
senza volerlo per caso si guardarono,
un dromedario ricco, ed un cammello povero.
Si salutarono, si oltrepassarono,
poi si fermarono, ci ripensarono,
e ritornarono, si riguardarono, e il dromedario disse così:
Bè, perchè, tu ci hai due gobbe ed io ne ho solo una perchè?
Mi guardi imbambolato dalla duna perchè,
continui a masticare e non rispondi, dammene una,
se me la vendi una fortuna ti darò!
Ed il cammello essendo bisognevole,
per un momento si dimostrò arrendevole,
poi si guardò le gobbe, con occhio lacrimevole.
E allor ci ripensò, e se le riguardò,
la testa dondolò, e poi la sollevò, lo sguardo corrucciò,
e il petto si gonfiò, e al dromedario disse così:
Sai che c'è, io resto con due gobbe e tu con una perchè,
non me ne importa della tua fortuna perchè,
son povero ma bello e nerboruto,
e dalla duna io ti saluto e con due gobbe me ne vò!
La, la, la... Così si riconferma che il cammello è bigobbuto,
e il dromedario monogobba resterà!

Virgilio Savona

martedì 20 aprile 2010

La Centona - Nino Martoglio

"A 'na prima attrici"


E chi m'importa siddu vui fingiti
supra la scena li parti amurusi,
li spasimi, li chianti e li fucusi
sensi ca 'nternamenti non sintiti?

Tutti 'ssi parti tènniri e 'ngannusi
ccu tanta valintizza li faciti
ca scippati li lagrimi, criditi,
signura di l'ucchiuzzi maliziusi!

Oggi tuttu è fintizza e fa li vici
di qualunchi virtù lu 'ngannu umanu...
Fingiti beni... ed ju battu li manu!

Ju, chi 'un cridennu chiù a li donni amanti,
cercu cu' megghiu fingi, 'ntra li tanti,
ju, 'ngannatu di vui... sarìa filici!




lunedì 19 aprile 2010

"inno alla bellezza"










Vieni tu dal cielo profondo o sorgi dall'abisso, Beltà? Il tuo sguardo, infernale e divino, versa, mischiandoli, beneficio e delitto: per questo ti si può comparare al vino.Riunisci nel tuo occhio il tramonto e l'aurora, diffondi profumi come una sera di tempesta; i tuoi baci sono un filtro, la tua bocca un'anfora, che rendono audace il fanciullo, l'eroe vile.
Sorgi dal nero abisso o discendi dagli astri? Il Destino incantato segue le tue gonne come un cane: tu semini a casaccio la gioia e i disastri, hai imperio su tutto, non rispondi di nulla.
Cammini sopra i morti, Beltà, e ti ridi di essi, fra i tuoi gioielli l'Orrore non è il meno affascinante e il Delitto, che sta fra i tuoi gingilli più cari, sul tuo ventre orgoglioso danza amorosamente.
La farfalla abbagliata vola verso di te, o candela, e crepita, fiammeggia e dice: "Benediciamo questa fiaccola!" L'innamorato palpitante chinato sulla bella sembra un morente che accarezzi la propria tomba.
Venga tu dal cielo o dall'inferno, che importa, o Beltà, mostro enorme, pauroso, ingenuo; se il tuo occhio, e sorriso, se il tuo piede, aprono per me la porta d'un Infinito adorato che non ho conosciuto?
Da Satana o da Dio, che importa? Angelo o Sirena, che importa se tu - fata dagli occhi vellutati, profumo, luce, mia unica regina - fai l'universo meno orribile e questi istanti meno gravi?








Charles Baudelaire